Il Coraggio del Barça: Programmare il Futuro per vincere domani... Storia di una continua suggestione fucina di leggende!


Jesi, il 21 Dicemre 2021 - Amici di Zona Maglie, quest'anno sotto l'albero, volevamo mettere un regalo unico... Allora, ho immaginato dalla mia esperienza di campo, di allenatore di settore giovanile, di raccontarvi a modo mio... Cosa voglia dire programmare? Cosa vuol dire cercare di creare una legacy dopo un periodo ricco di vittorie e soddisfazioni?

E’ quello che sto cercando di capire da diversi anni, soprattutto quando, da appassionato di calcio mi rendo conto che al di fuori dei confini italici ci sono realtà che sono difficilmente riproponibili nel nostro calcio per motivi tecnici, culturali, ambientali.

Mi capita spesso di guardare delle partite della Premier League o della Bundesliga, ma anche della Ligue one e andare a cercare sui social l’età di uno dei protagonisti in campo, sarà capitato anche a voi immagino,  e stupirmi nel vedere che ci sono giocatori che giocano titolari in club più o meno titolati all’estero che hanno un’età verdissima.

Parlo di giocatori del 2001-2002-2003 con qualche situazione in cui in campo ci sono dei 2005…Sì, dei 2005, come è capitato in Bundesliga con Youssufa Moukoko attaccante del Borussia Dortmund. Queste situazioni mi danno da pensare perché in Italia a 16 anni giochi nell’under 16 e a 21 o 22 ti stai ancora facendo le ossa da qualche parte. L’eccezione che mi sento spesso ripetere è che se i giocatori sono buoni giocano…

Mi permetto di dissentire per almeno due motivi. Il primo è che non mi sembra realistico pensare che gli unici giocatori “millenials” buoni si trovano tutti all’estero, ma credo che solo all’estero questi ragazzi vengano messi nelle condizioni di giocare con continuità e senza paura in squadre blasonate e che non hanno PAURA di rischiare.

Per chi è appassionato come me oltre al sopra citato posso nominare Erling Braut Haaland, Jadon Sancho, Jamal Musiala, Bukayo Saka, Ryan Gravenberch, Aurelien Tchouameni…ma l’elenco è infinito.

Il secondo motivo è, a mio modestissimo parere, culturale, perché in Italia non si perdona nulla, non è possibile permettere ad un giovane di sbagliare in campo imparando dai propri errori e i media che gravitano attorno al nostro calcio non aiutano certo questo tipo di evoluzione. Ho ancora negli occhi la parabola di Domenico Criscito nella Juve, squadra per la quale faccio il tifo. Acquistato dalle giovanili del Genoa, si mette in evidenza nella Primavera della Juventus contribuendo nel 2006 alla vittoria del campionato, segnando anche gol nella finale giocata contro la Fiorentina e alla vittoria del Torneo di Viareggio nel 2005.

A 20 anni il 25 Agosto del 2007 Criscito fa il suo esordio con la Juve in una partita vinta dai bianconeri 5 a 1 contro il Livorno.

Domenico Criscito agli esordi in Bianconero, fino al ritorno da Capitano del Suo Genoa.

Dopo qualche partita giocata con continuità nel ruolo di difensore centrale incappa in una giornataccia al cospetto di Francesco Totti che già è Francesco Totti e il giorno dopo viene distrutto dai giornalisti della carta stampata. Ranieri non può o non ha il coraggio di insistere sul giovane che a gennaio viene mandato in prestito di nuovo al Genoa e da lì per altri lidi in una carriera costellata da tantissimi successi in qualità di capitano dello Zenit San Pietroburgo.


(Mimmo Criscito in maglia Zenit, nella parentesi da Zar coraggioso che San Pietroburgo non dimenticherà facilmente)

Con i russi ha vinto 2 Campionati, 2 Supercoppe di Russia e due coppe di Russia per poi tornare al Genoa dove gioca tuttora.

Ecco Criscito mi sembra l’esempio perfetto di come i giovani giocatori italiani corrono grossi rischi nel campionato italiano. Questo lungo, ma credo necessario preambolo, per arrivare al nocciolo del miodiscorso che volge lo sguardo nella penisola iberica, anzi in Catalogna e si ferma allo stadio Camp Nou di Barcellona.

Il Futbol Club Barcelona non ha certo bisogno di presentazioni perché il solo nome fa venire in mente momenti di calcio meravigliosi nell’arco di tutta la sua storia e soprattutto nell’era moderna, diciamo dalla nascita del "Guardiolismo'', ha goduto di quanto di buono fatto a livello societario nell’andare a cercare i migliori giocatori in giro per il globo, ma anche nell’investimento fatto nella “Masia”, il settore giovanile che ha contribuito in modo evidente e chiaro a permettere al club di godere di vittorie su vittorie. E allora se da una parte abbiamo Messi, arrivato al Barca comunque a 10 anni, Romario, Ronaldinho, Rivaldo etc…dall’altra non possiamo non ricordare Xavi, Iniesta, Piquè, Sergio Busquet ...

Ma il Barcellona non si è reso conto che tutto prima o poi finisce e andare a rincorrere figurine strapagandole senza ottenere risultati di rilievo avrebbe potuto condurre a problemi economici. Infatti, non era difficile capire che nel momento in cui sarebbero venuti a mancare i soldi della Champions League, sarebbe stato difficile sostenere certi ingaggi.                       Altro errore "fatale'', commesso dalla dirigenza catalana e sottovalutare il momento in cui certi monumenti avrebbero lasciato il club senza programmarne la transizione…


Il canto del cigno dei blaugrana è del 2018-2019 anno in cui il Barcellona vince il titolo e la supercoppa di Spagna, ma nell’anno successivo non arriva nessun titolo e nel 2020-2021 arriva una Coppa di Spagna molto sofferta contro l’Athletic Bilbao.

Quest’anno l’apoteosi dell’eliminazione nella fase ai gironi della Champions League in un girone in cui a parte il Bayern di Monaco le avversarie erano il Benfica e la Dinamo Kiev.

Nella Liga ad oggi si trova a 27 punti, fuori dalle coppe europee e con enormi difficoltà a vincere la partite come dimostra l’ultimo turno di campionato in cui ha avuto la meglio sull’Elche 3 a 2 con il gol decisivo di Nico a 5’ dalla fine, dopo che il Barça si era fatto recuperare un doppio vantaggio.



La dirigenza del Barcellona in piena crisi identitaria e societaria negli ultimi due anni ha sbagliato ogni tipo di scelta.

Dal punto di vista della guida tecnica la squadra dal 2017 al gennaio 2020 è affidata ad Ernesto Valverde, sostituito da Quiqe Setien che dopo aver subito, tra l’altro un clamoroso 8 a 2 casalingo contro il Bayern Monaco in Champions League, viene mandato via per essere sostituito da Ronald Koeman.

Koeman per i barcellonisti è colui il quale regalò la prima Champions League, che allora si chiamava ancora Coppa dei Campioni, con una punizione al fulmicotone nei tempi supplementari che superò Pagliuca e spense il sogno della Doria di Boskov, Vialli e Mancini. Ma dal punto di vista tecnico era chiaro a tutti, ma forse non a chi lo aveva scelto, che il curriculum di “Rambo” non andasse troppo d’accordo con lo stile di gioco del Barcellona, ma non c’è più cieco di chi non vuol vedere.

                    Samp News 24 - La UEFA ricorda la Sampdoria: il post dedicato a Wembley - VIDEO

La prima stagione di Koeman finisce con gli ottavi di Champins League, la sconfitta nella Supercoppa di Spagna, il terzo posto in Liga e la vittoria della Coppa del Re, ma il fuoco delle polemiche non si è mai spento e il pubblico blaugrana non perdeva occasione per criticare e fischiare la squadra e il tecnico.

Il nuovo Presidente eletto, Joan Laporta che torna sul trono per la terza volta, si è trovato davanti ad un club in crisi finanziaria tale che non ha potuto trattenere Leo Messi, ma su questo preferisco glissare... ma soprattutto si è trovato davanti un tecnico non scelto da lui, ma dal suo predecessore, il povero Bartomeu, che alla fine del suo mandato ha rovinato quanto di buono aveva fatto durante la sua presidenza.

Dal punto di vista del parco giocatori era quanto meno curioso vedere certi nomi non solo accostati al club, ma addirittura titolari in campo, nomi che con tutto il rispetto non sono all’altezza del blasone dei una delle squadre più vincenti al mondo. Braithwite, Lenglet, Dembelè, Araujo, Luuk de Jong, Umtiti, sono giocatori che hanno contribuito allo scempio che ha coinvolto la squadra e che ha portato il presidente ad una scelta coraggiosa, anche se molto ben vista dal tifoso barcellonista. Ha chiamato in panchina una bandiera vera che risponde al nome di Xavier Hernandez Creus per tutti, in arte Xavi, nativo di Terrassa cittadina a 28 km di distanza da Barcellona nato con lo stemma del club tatuato sul petto e che con il club ha vinto tutto e quando dico tutto intendo proprio tutto: campionati, Coppe del Re, Supercoppe di Spagna, Champions Leagues (4), Supercoppe Uefa, Coppe del mondo per club (2) senza contare Europeo e Mondiale con la Spagna e premi individuali da riempire due pagine in formato A4.

    Barcellona accoglie Xavi come una star, in diecimila al Camp Nou: "Un sogno che si realizza" - la Repubblica

L’arrivo di Xavi non poteva comunque invertire la rotta ed infatti è arrivata la prima clamorosa eliminazione ai gironi della Champions League, dopo vent’anni e in campionato la squadra ancora fatica, ma proprio in questo cambio si vede la programmazione, si vede la voglia di provare a invertire una tendenza che stava portando la squadra ad una sorta di vita in un limbo dal quale può diventare difficile uscirne soprattutto per chi non è abituato a stare nelle sabbie mobili avendo soggiornato per anni negli attici dei più lussuosi hotel in giro per il mondo.



Barcellona Credit Foto Eurosport

Sabato 18 Dicembre 2021 il Barcellona è sceso in campo al Camp Nou, contro l'Elche, con la seguente formazione:

Ter Stegen (29) Araujo (22) Garcia (20) Lenglet (26) Frank de Jong (24) Gavi (17)

Busquets (33) Jordi Alba (32) Dembelè (24) Jutggla (22) Ezzalzouli (20) – Subentrati

Baldè (20) Nico (19) Riqui Piug (22). 

Oltre a questi in panchina erano presenti:

 Jaime (22) Mingueza (22) Pena (22) Sanz (20).                                                                        

Praticamente "una banda di ragazzini'', una squadra frutto del "Miracolo della Masia'', undici talenti, con una età media bassissima, ma che potrebbe avere il futuro dalla sua.



Questo dipenderà molto dalle scelte che verranno fatte, ma io credo che Xavi stia indicando la linea. Immagino le parole di Xavi “Possiamo soffrire qualche stagione, ma se riusciamo a lavorare bene con ciò che abbiamo in casa rimettiamo a posto le casse della Società e ricominciamo a divertirci, anche perché se spendiamo poco o comunque bene con questi ragazzi, potremmo riuscire a ricostruire una legacy come quella che vide emergere proprio calciatori come me, Iniesta, Busquets, Piquè, Puyol, Messi”.                

Io, dal canto mio, credo invece, che alla maggior parte delle squadre blasonate manchi questo coraggio, perché i risultati a breve termine sono sempre quelli che riempiono gli occhi e la bocca dei tifosi, soprattutto se parliamo di tifosi abituati a lottare ogni anno per vincere qualcosa. Ma non sono sicuro che questo ragionamento sia quello giusto, io credo che se Laporta terrà duro, se i tifosi terranno duro, se i giornalisti catalani terranno duro, o meglio faranno il loro lavoro in modo terzo e non utilitaristico, tra qualche anno potremo vedere se ci ho visto giusto o meno, ma probabilmente tra qualche anno nessuno si ricorderà di questo mio lungo post e avrò comunque salva la mia tenue reputazione.

Tutto questo ragionamento non può che sfociare nel paragonare questa situazione con quella della Juventus. Squadra più vincente in Italia negli ultimi 11 anni e anche in questo caso la Società non è stata in grado di capire che il ciclo stava finendo cercando di programmare.    Ha pensato solo a fare acquisti roboanti o parametri zero a cui comunque devi dare un sacco di soldi e che oggi dopo 3 anni non ti hanno dato niente e anzi ti stanno trascinando nel baratro perché sono zavorre difficilmente scioglibili. Rabiot e Ramsey sono gli esempi più lampanti, ma Allegri che non è certo Xavi non penso possa e abbia la forza di indicare la strada che a mio parere è quella giusta. Il paradosso è che la Juventus è la Società italiana che a livello giovanile cerca di reclutare talenti in Italia e all’estero, ma poi cara mia Juve bisogna avere il coraggio di puntare su questi ragazzi, dargli fiducia e smettere di leggere i giornali con i giudizi taglienti e spesso fuorvianti di chi in modo superficiale da giudizi senza approfondire. In una stagione come quella attuale che accomuna la Juventus al Barcellona sarebbe stato meglio dare fiducia a ragazzi cresciuti nelle giovanili che sicuramente sentono molto di più la maglia rispetto a qualche straniero pompato da procuratori e giornali che bada solo all’arrivo del lauto bonifico il 27 del mese e magari alla fine ti ritrovi un “Nico”, che ti decide una gara complicata contro una squadra di bassa classifica e capisci che quella potrebbe essere la strada giusta per tornare a competere con i più forti.

"Ovviamente questo discorso vale per tutti i club italiani in linea generale perché i nostri ragazzi non trovano spazio e continuano ad essere mandati in prestito per “maturare” fino a quando sono talmente maturi che cadono in terra marci e con la sensazione di non essere stati nelle condizioni di poter dimostrare il loro valore''.


Ringraziamenti Editoriali:




Fonti Giornalistiche:

LIGA, BARCELLONA-ELCHE 3-2: GAVI ILLUMINA E NICO GONZALEZ DECIDE, I BABY TRASCINANO XAVI


Fonti Fotografiche:.


LIGA, BARCELLONA-ELCHE 3-2: GAVI ILLUMINA E NICO GONZALEZ DECIDE, I BABY TRASCINANO XAVI
Fonti Video:





Di:  Fabrizio Roscitano.


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