Le PSG est la preuve la plus claire que le football sera toujours un sport d’équipe.

Jesi, (Ancona), il 16 Maggio 2019 - Quando si ha la fortuna di avere in squadra, e parlo della nostra di Zona Maglie, qualcuno che ti offre sempre una chiave di lettura differente nell'interpretazione dei fenomeni sociali, ti trovi costretto a fermarti, riflettere ed ascoltare, perché sei di fronte ad una sorta di "sottile enjambement socioanalitico'', non tanto stilistico ma analitico. Stasera, non a caso, rompiamo le righe ed usciamo dagli schemi per suggervi come di fatto il Paris Saint Germain è la prova più chiara che il calcio sarà sempre uno sport di squadra. Non penso sia difficile leggere tra le righe di quanto sopra esposto.
Chi si è approcciato alla storia del PSG solo negli ultimi anni potrebbe pensare che stiamo parlando di una squadra con storia con appeal da Top Club europeo, insomma una sorta di “compagna di merenda” di squadre del livello di Liverpool, Man.United, Benfica, Milan, Bayern di Monaco e svariate altre che non nomino, non per mancanza di rispetto, ma per mancanza di spazio.
Per sfatare questo mito e soprattutto per rendere giustizia a chi ha veramente fatto la storia del calcio, rammentiamo solo che in realtà Il Paris-Saint Germain per come lo conosciamo noi, nasce nel 1970 dalla fusione di due club parigini rispondenti al nome di Stade Saint-Germain e il Paris Football Club.
Dalla data della sua nascita fino al 1985 non vinse nulla e comunque le vittorie furono scarne e occasionali almeno fino ai primi anni 2000; infatti nella storia del calcio francese le squadre più importanti non sono mai state quelle della capitale.
Ma non voglio annoiare nessuno parlando di meri numeri, ma è innegabile che nell’estate 2011 la storia del PSG ha preso una strada dal quale difficilmente tornerà indietro, ma una storia che trascorsi 8 anni non ha sicuramente soddisfatto le aspettative dei tifosi parigini.
Lo spartiacque è stato dettato dall’acquisto della Società da parte del Qatar Investment Authority che subito nella prima finestra di mercato porta in dote giocatori dai nomi altisonanti e comunque di rilievo internazionale quali Menez, Sirigu, Pastore, Sissoko, Gameiro, Matuidi, Thiago Silva, Diego Lugano e altri. 
Inizia la convinzione che comprando giocatori dal nome roboante sia sinonimo di vittorie e riconoscimenti.
La ciliegina sulla torta è l’ingaggio di Carlo Ancelotti che si porta dietro tutto il suo bagaglio di vittorie sia in campo nazionale che internazionale.
Nasser Al-Khelaifi si fa prendere, grazie anche alle sue infinite risorse economiche, da una trance compulsiva da acquisto del campione, o presunto tale, che possa soddisfare la propria ossessione per la coppa dalle grandi orecchie.
Purtroppo comprare “figurine” non da automaticamente la possibilità di vincere, altrimenti sarebbe troppo semplice, troppo facile e le sorprese calcistiche non si avvererebbero mai.
E allora in sequenza, per cifre folli e esagerate, Lavezzi, Alex, Verratti, Cavani, Di Maria, Beckham, Lucas, Thiago Silva, David Luiz, insomma l’emiro riesce ogni anno o meglio ad ogni sessione di mercato di portare alla corte dei vari tecnici giocatori Top per ogni ruolo.
Il sogno dell’emiro di portare a Parigi un trofeo che mai è stato vinto, sembra poter prendere forma nella Champions League edizione 2016-2017 quando rifila un sonoro 4 a 0 (doppio Di Maria, Draxler e Cavani) al Barcellona in una serata che al Parco dei Principi non avevano mai visto.
Forse tutti i tifosi parigini e penso anche molti addetti ai lavori, pensano di aver assistito alla maturazione finale di una squadra piena di talento, di talenti e che sembra non smettere mai di divertirsi.
Tale convinzione dura una ventina di giorni perché al Camp Nou i tifosi catalani assistono ad un’impresa che, probabilmente non vedranno mai più. Il Barcellona asfalta i parigini con un 6 a 1 che non solo non ammette repliche, ma mette in evidenza l’inadeguatezza caratteriale di una squadra che squadra non è mai stata, guidata da un tecnico, Unai Emery, che proprio sul più bello ha perso il manico della squadra non aiutandola ad affrontare le difficoltà nel miglior modo possibile.
L’unica soluzione che Al Khelaifi e i suoi collaboratori individuano per cercare di raggiungere un sogno che sembra sempre più lontano è mettere nuovamente mano al portafoglio per cercare di rendere ancora migliore la rosa del PSG.
Dopo un anno di transizione, anno in cui non vincono il campionato a favore del Monaco, nella stagione 2018-2019 all’ombra della Torre Eiffel giungono Neymar Jr. per la cifra astronomica di €. 222.000,00, Kylian Mbappè per la cifra di €. 180.000,00 e Gianluigi Buffon in scadenza di contratto con la Juventus, ma al quale viene elargito uno stipendio di €. 4.920.000 all’anno.
Purtroppo l’assioma campioni/vittorie non sempre funziona, anzi spesso non funziona, soprattutto se non si riesce a creare quella chimica che permette a tutti i campioni di mettersi al servizio l’uno dell’altro sacrificando il proprio ego mettendo il bene comune davanti al bene proprio, dei propri sponsor, delle proprie vanità.
Esempi nel corso di questi anni non mancano e basta pensare all’Inter del Triplete, al Barcellona di Messi, al Real Madrid delle tre Champions consecutive; tutte squadre innegabilmente piene di fenomeni, ma che senza l’aiuto dei gregari, probabilmente, non avrebbero ottenuto risultati di tale levatura.
Ed allora tutti ci ricordiamo di Milito, di Cristiano Ronaldo, di Messi, ma nessuno può negare l’importanza di giocatori come Materazzi, Busquet, Casemiro, giocatori ovviamente di talento, ma non di copertina e che spesso sono risultati decisivi nei risultati dei propri team, anche se i titoloni dei giornali sono sempre dedicati a chi la copertina l’ambisce.
Nello sport americano una frase molto gettonata recita: “L’attacco vende i biglietti, la difesa vince le partita”.
Se ognuno di voi si mette ad analizzare le squadre che negli ultimi anni hanno ottenuto i grandi risultati a livello internazionale, ma anche nazionale, seguono la massimo di cui sopra.
Ogni grande club ha una spina dorsale che parte con un ottimo portiere, un ottimo difensore centrale, un ottimo incontrista e un’esplosione di attaccanti che fanno veramente vendere i biglietti.
Il Paris Saint-Germain ha 16-17 grandissimi giocatori che hanno come unico problema: non sanno giocare come una squadra.
Senza andare troppo indietro negli anni di Al-Khelaifi se ci fermiamo ad analizzare solo l’ultima annata è evidente che stiamo parlando di una squadra di talento incapace di unire le proprie forse per ottenere risultati comuni.
E’ inconcepibile pensare che nella stazione 2018-2019 la corazzata parigina sia riuscita a portare a casa solo la Ligue 1, come accade dalla stagione 2012-2013 con l’esclusione della sola stagione 2016-2017 (!).
Nella stagione in corso Il PSG è riuscito nell’impresa di:
- essere eliminato dalla Coupe di Ligue perdendo in casa contro il Guingamp, squadra retrocessa in seconda divisione.
Marcus Thuram dopo aver segnato il rigore decisivo nella semifinale di Coppa di Lega
- essere eliminata agli ottavi di Champions League ad opera del peggior Manchester United degli ultimi tempi dopo aver vinto all’Old-Trafford per 2 a 0, riuscendo a perdere in casa per 3 a 1;
Ole Gunnar Solskjær, allenatore del ManUnited, vittorioso al Parco dei Principi
- perdere ai rigori la finale della Coppa di Francia contro lo Stade Rennais, dopo essere stato in vantaggio per 2 a 0.
La felicità dei giocatori dello State Rennais dopo aver battuto Paris Saint Germain nella finale di Coppa di Francia
Come è possibile tutto questo?
Proprio per quanto già ripetuto, proprio perché avere tanti campioni non vuol dire avere una Squadra con la S maiuscola.
Sono troppe le primedonne presenti nell’attuale Paris Saint-Germain, sono troppe le persone che parlano a sproposito e che si portano dietro dei carrozzoni sottoforma di “consigliori”, sponsor o cose simili.
Avere nella stessa squadra Neymar e Mbappè dovrebbe essere un valore aggiunto ed invece ci troviamo dinanzi a due calciatori che per diversi motivi hanno una stabilità mentale non congrua per far sì che si possano, ad oggi, accostare a elementi quali Messi e Cristiano Ronaldo che hanno fatto della loro forza mentale la forza di tutta la squadra di cui fanno parte.
Gli episodi legati all’ultima partita giocata dal PSG, la finale di Coppa di Francia, fanno capire come nessuno abbia più il controllo della situazione.
In ordine il tecnico Tuchel, che non sa proprio da che parti girarsi, comunica al mondo che non sa cosa sia successo nelle ultime settimane;
Mbappè dimostra ancora la sua fragilità mentale facendosi espellere ad un minuti dalla fine dei supplemetari;
la mamma di Rabiot (???) dichiara che Tuchel non capisce nulla di calcio;
Neymar tira un pugno ad un tifoso che lo stava criticando, dimostrando ancora una volta la sua incapacità di reggere le pressioni, visto che pur di essere l’unica primadonna ha preferito abbandonare il Barcellona di Messi e Suarez per guadagnare cifre ancora più faraoniche, ma forse oggi si rende conto che alla fine è bello essere ricordati anche per le vittorie e non per qualche stop acrobatico o qualche numero da actor studios non appena si viene sfiorati.
Mbappè si ritrova ad aver conquistato ad appena 21 anni un titolo di Campione Europeo under 19, un titolo Mondiale giocato come protagonista, tre campionati francesi, una coppa di Lega, una coppa di Francia, una supercoppa Francese, ad aver segnato 43 gol in 54 partite con il PSG e 12 in 30 partite con la nazionale maggiore senza contare svariati titoli personali.
Il tutto è purtroppo condito da atteggiamento non sempre professionali che lo portano spesso a reagire ai falli subiti o alle provocazioni facendosi espellere e lasciando la squadra in difficoltà. Da un certo punto di vista, solo caratteriale, sembra un Mario Balotelli con molto molto molto più talento che per fortuna non ha ancora donato la sua vita professionale a nessun procuratore, ma dubito che questa situazione durerà ancora molto.
Tutto questo parlare per arrivare al punto da dove sono partito, le figurine non costruiscono le grandi squadre, tutto ciò che provò a fare il Milan comprendo i vari Rivaldo, Beckham etc…non è servito di insegnamento a nessuno e l’emiro qatariota, pieno di denari, ma con poca conoscenza calcistica, pensa che i soldi, oltre che portare la felicità portino anche i trofei.
Per fortuna in questo mondo dove comunque il "Dio denaro'' è protagonista, le qualità umane, a volte, superano le economie di mercato.
Cade a fagiolo, e termino, la situazione del Tottenham Hotspurs che nella campagna 2019-2020 non ha effettuato nessuno movimento né in entrata né in uscita e il primo di Giugno si giocherà la finale della Champions League dopo aver “scalpato” il City di Guardiola con due partite giocate alla perfezione e paradossalmente dopo essere riuscita a ribaltare il risultato contro una squadra che vive del proprio vivaio e che da una mentalità tale ai propri giocatori, che anno dopo anno, pur perdendo i migliori, riesce sempre a confermarsi ad alti livelli senza effettuare spese folli.
La ciliegina sulla torta, legata alla squadra di cui ho scritto è che in questo momento il simbolo degli Spurs sia proprio quel Lucas Moura, evidentemente non così talentuoso e non così da prima pagina, da meritarsi un soggiorno più lungo sulle sponde della Senna.
Caro Nasser Al-Khelaifi finchè non capirai che l’essenza del calcio risiede negli esseri umani, nell’animo degli stessi, nella voglia di mettersi uno al servizio dell’altro e infine nella Garra di Adaniana memoria, continuerai a cullare un sogno che difficilmente potrai realizzare.
Fonti Giornalistiche:
Fonti Fotografiche:
Fonti Video:
di: Fabrizio Roscitano.
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