ACF Chapecoense una favola senza lieto fine
ACF
Chapecoense 1973 una favola senza lieto fine.
Abbiamo ritenuto opportuno aspettare un
pò di tempo prima di affrontare l’argomento di cui sopra, per rispetto dei
tifosi brasiliani e per non perderci nel marasma di dimostrazioni di affetto e
di cordoglio che, giustamente, tutto il mondo calcistico e non solo hanno
rivolto verso una Società che in pochi minuti ha visto andare completamente in
fumo tutto ciò che faticosamente aveve costruito.
Non vogliamo fare retorica, non vogliamo
o almeno cerchiamo di non cadere in discorsi stantii e scontati e per questo
abbiamo deciso di affrontare la favola Chapecoense facendo finta di non sapere
come si è conclusa.
Allora iniziamo nel raccontare a chi di
voi non ha avuto la possibilità di farlo la storia del club del Chape, come
veniva comunemente nominato.
La ACF nasce nel 1973 nella città di Chapecò
nello stato di Santa Caterina che si trova nella zona Sud del Brasile con
capoluogo Florianopolis.
Nasce dalla fusione di due altre Società
che rispondevano al nome di Atletico Chapecoense e Independente.
Il piccolo club della città di Chapecò
che conta non più di 200.000 abitanti, si iscrive e partecipa al campionato
Catariense, cioè al campionato statale, avendo a che fare con alcuni club che
hanno spesso requentato la top class Brasialina come la Figuerense e l’Avai che
hanno sede nella città di Florianopolis e il Criuciuma, con sede nell’omonima
città, vincitore tra l’altro della Coppa del Brasile nel 1991 battendo il Gremio
di Porto Alegre.
La Chapecoense si è sempre posizionata
nella fascia media del campionato di Santa Catarina senza riuscire mai a
scalzare il dominio delle squadre di cui sopra e solo nel 1977 riuscì ad
imporsi battendo l’Avaì nella finale per 1 a 0 .
Nel 1978 partecipò al Campionato di
Serie A del Brasile, oggi Brasilerao, costituito da 74 squadre divise in gruppi
per regione geografica che con una formula cervellotica, ma necessaria per la
vastità del Brasile e per la difficoltà di movimento all’interno dell’immensa
nazione, portavano ad una sorta di torneo con le migliori 8 squadre che si
affrontavano con tabellone tipo Campionato Mondiale per arrivare ad una finale
che nel 1978 vide vincitore il Guaranì.
In tale campionato il Chape si
classifico al 51° posto mentre l’anno successivo al 93°.
Il Chape ha rivinto il campionato
statale nel 1996, nel 2007, nel 2011 e nel 2016.
Per situazioni che sono difficili da
spiegare in parole povere vincere il campionato statale non vuol dire
partecipare a quello nazionale ed infatti l’exploit più grande del club è
avvenuto nel 2014 quando si è classificato al secondo posto della Serie B
Brasiliana dietro al Palmeiras.
Ma la vera è propria favola del club è
relativa alla Copa Sudamericana 2016, competizione alal quale l’ACF ha
partecipato partendo dal secondo turno preliminare nel quale ha sfidato i
connazionali del Cuiabà eliminandoli con un complessivo 3 a 2.
Superato questo turno la Chapecoense
accedeva quindi al tabellone principale scontrandosi con un colosso del
Sudamerica come il Club Atletico Indipendiente di Avellaneda che riusciva ad
eliminare ai calci di rigore dopo due incontri terminati a reti bianche.
La caratteristica della squadra di Caio
Junior era basata su una solida difesa che puntava tutto sulle ripartenze per
colpire in contropiede; altro punto di forza era il portiere Marcos Danilo
Padilha, che con le sue parate era riuscito a portare i compagni in finale di
Sudamericana ed in particolare viene ricordata la parata all’ultimo secondo
della semifinale contro il San Lorenzo di Almagro.
Le sue doti sono state tali che il 48%
dei tifosi sudamericani che hanno votato per definire l’MVP del torneo hanno
premiato il compianto Marcos che ha ricevuto il premio postumo.
Marcos |
Tornando al cammino storico della
Sudamericana dopo El Rojo, l’avversario è il Junior de Barranquilla, squadra
colombiana eliminata con un perentorio 3 a 0 casalingo dopo la sconfitta di
misura in terra di Colombia.
La storia della Chapecoense si poteva
fermare anche a questo punto data la rilevanza dei risultati e nel momento in cui
la semifinale è iniziata contro gli argentini del San Lorenzo, il cui primo
tifoso è Papa Francesco, tutti i pronostici erano dalla parte del Ciclon.
Ma siccome le partite vanno giocate
tutte per almeno 90’ e il calcio è uno sport che può regalare sorprese a tutti
i livelli, il Ciclon sbatte contro la tenacia dei “guerrieri” del Chape che
riescono ad impattare a Buenos Aires per 1 a 1 e grazie al portiere Marcos
riescono a imporre lo 0 a 0 nella partita di ritorno.
Mentre a Buenos Aires i tifosi de Los
Cuervos non si capacitano di cosa sia successo, a Chapecò impazza la festa per
un evento unico a cui i Los Guerreros non avrebbero mai pensato di poter
partecipare.
Il rivale è il Club Atletico Nacional di
Medellin, a cui abbiamo dedicato un articolo per la Copa Intercontinentale del
2015, è un club in piena ascesa che sta ai vertici del Sudamerica da diversi
anni e il Chape si prepara ad una nuova sfida ai limiti delle possibilità, ma
ormai l’entusiasmo è tale che tutto sembra possibile.
Tutto sarebbe stato possibile se, come
sembra, la coscienza umana non avesse partorito una serie di decisioni
sciagurate che hanno fatto sì che questi ragazzi rimanessero degli incompiuti.
Alle ore 18.18 del 28 novembre 2016 il
volo LaMia CP-2933 decollava, con un’ora di ritardo, dall’aereoporto
internazionale di Viru Viru in Bolivia con direzione Aereoporto di Rio
Negro-Josè Cordova in Colombia, dove sarebbe dovuto atterrare circa 4 ore dopo.
Aggiungi didascalia |
Purtroppo l’Avro RJ85 si è schiantato sul
fianco della montagna denominata Cerro Gordo nella minucipalità di La Union a
circa 30Km dalla destinazione finale.
A seguito delle indagini che non hanno
ancora dato risutlati definitivi pare che l’incidente si sia verificato perchè
era finito il carburante.
Ad avvalorare tale ipotesi oltre al
racconto di uno dei pochi superstiti della squadra Alan Ruschel, il fatto che l’autonomia
del velivolo era da scheda tecnica di 2.177 Km, mentre la distanza tra i due
aereoporti era di 2.960 km.
Ora è difficile credere che nel 2016
possano capitare cose di questo genere, ma quando succedono le tragedie
cominciano ad emergere le incongruenze e le negligenze dell’essere umano.
Il comandante del velivolo nonchè
Socio della compagnia ha modificato il piano di volo, che prevedeva una
sosta per rifornimento nella città di Cobija, dato che tale sosta con il
ritardo accumulato avrebbe impedito al volo di atterrare all’aereoporto di Rio
Negro in quanto sarebbe stato chiuso.
Allora il pensiero del comandante è
stato quello di volare ad una quota più alta per consumare meno carburante, ma
evidentemente la stupidità umana ha provocato la morte di 71 persone che erano
partite per quel volo che sarebbe dovuto essere, nel bene o nel male, il giusto
epilogo di una favola che avrebbe potuto partorire una principessa o un
ranocchio, a cui i tifosi del Chape avrebbero comunque voluto bene per tutto il
resto della loro vita.
Esattamente come i tifosi del Verona si
ricorderanno per sempre la vittoria dello scudetto della squadra di Bagnoli o i
tifosi del Leicester si ricorderanno per sempre di Claudio Ranieri.
La storia finisce quì, la storia non
finisce come tutti gli sportivi del mondo avrebbero voluto.
La storia finisce con il Club Atletico
Nacional di Medellin che invita la Conmebol ad assegnare il titolo alla
Chapecoense e per una volta la burocrazia viene superata e grazie a questo
gesto condiviso da tutto il popolo colombiano, il Chape potrà partecipare alla
Libertadores del 2017 cercando di onorare al meglio la memoria di coloro che
non ci sono più.
Marcos Danilo Padilha, Ailton Cesar Junior
Alves da Silva “Canela”, Ananias Eloi Castro Montero, Artur Maia, Bruno Rangel,
Cleber Santana Loureiro, Dener Assuncao Braz, Everton Kempse Dos Santos
Goncalves “Kempes”, Guilherme Gimenez de Souza, Josè Gildeixon de Paiva “Gil”,
Josimar Rosado da Silva Tavares, Lucas Gomes da Silva, Luiz Carlos Saroli “Caio
Junior”, Marcelo Augusto Mathias da Silva, Mateus Lucena dos Santos “Caramelo”,
Matheus Biteco, Sergio Manoel Barbosa Santos, Tiago da Rocha Vierira Alves “Tiaguinho”,
Willian Thiego de Jesus.
Naturalmente non vogliamo mancare di
rispetto alle altre persone decedute nello schianto, ma in questo ambito,
parlando di calcio abbiamo voluto ricordare questi ragazzi.
Vi riportiamo quì di seguito le due
maglie che hanno accompagnato i giocatori della Chapecoense nella cavalcata che
comunque è entrata nella storia, anche se dalal parte sbagliata; le insieriamo
senza aggiungere nulla in merito, senza spiegare i materiali o gli sponsor
perchè sono maglie che saranno per sempre le ultime dei guerrieri del Chape che
suil Cerro Gordo hanno perso tutti i loro sogni.
Purtroppo la storia, la vita , ogni
tanto ci ricorda che non siamo noi a decidere dove e quando dobbiamo concludere
il nostro cammino su questa terra e nel momento in cui la tragedia colpisce il
mondo dello sport la cassa di risonanza è talmente ampia che tutti ne rimangono
colpiti.....folgorati.
Come non ricordare quel 4 Maggio 1949
quando alla 17.03 lo schianto di un velivolo contro la Basilica di Superga distrusse
una delle squadre di club più forti della storia del calcio non solo italiano
ma mondiale, il Grande Torino.
Un anonimo disse “Solo il Fato li vinse”
e mai frase fu più azzeccata e piena di significati.
Come non ricordare il 6 Febbraio 1958 alle
ore 15.04 quando il velivolo che riportava a casa il Bubsy Babes del Manchester
United si schiantò al fondo della pista dell’aereoporto di Moncao di Baviera
ricoperto di neve gelata provocando la morte di 8 calciatori dei Red Devils che
riusciranno, 10 anni dopo e con sempre Matt Busby alla guida, a vincere la
Coppa dei Campioni da dedicare ai loro compagni deceduti
Certo è più facile ricordare questi
episodi quando riguardano pezzi di storia del calcio mondiale, ma proprio in
questa circostanza mi piace portare alla vostra attenzione altre due tragedie
poco ricordate e che magari vi invoglieranno a conoscere pezzi di storia che
non si trovano sulle prime pagine dei giornali se non per pochi giorni.
L’8 Dicembre del 1987 l’intera squadra
dell’Allianza Lima una delle squadre più importanti del Perù dopo aver giocato
una partita del campionato contro il Deportivo Pcalipa e vinta per 1 a 0,
stavano rientrando nella capitale con un volo Fokker F27 della Marina de Guerra
del Perù, ma per molteplici errori dei piloti e della torre di controllo dell’aereoporto
Internazionale Jorge Chavez di Lima, il volo precipitò in mare nell’Oceano
Pacifico al largo di Carlao.
A seguito delle indagini si scoprì che i
due piloti non avevano esperienza di volo notturno e il velivolo era in
condizioni di manutenzione assolutamente deficitarie.
Paradosso dei paradossi, l’unico
sopravvissuto è stato proprio il primo pilota.
Il 27 Aprile del 1993 un de Havilland
Canada DHC-5 Buffalo dell’aereonautica militare dello Zambia si inabissa nell’Oceano
Atlantico 500 metri al largo della capitale del Gabon, Libreville.
Il volo trasportava, verso Dakar, la
quasi totalità della nazionale zambiana verso una partita di qualificazione ai
mondiali del 1994 contro il Senegal.
Anche in questo caso l’errore umano fu
determiniante, infatti le indagini stabilirono dopo che un motore prese fuoco, il
pilota spense quello ancora operativo non riuscendo più a governare il velivolo
che uccise le 30 persone a bordo.
Nel volo non era presente Kalusha
Bwalya, nominato giocatore africano dell’anno nel 1988, anno in cui alle olimpiadi
di Seul insieme ai suoi compagni della nazionale, molti periti nell’incidente,
sculacciò sonoramente la nazionale italiana con un perentorio 4 a 0.
Kalusha avrebbe raggiunto i compagni
direttamente in Senegal perchè impegnato con il proprio club, il PSV di
Eindhoven.
Ai fini statistici voglio ricordare che
dopo l’incidente venne ricostituita in fretta e furia una nazionale con Kalusha
Bwalya come simbolo che non solo riuscì a qualificarsi alla Coppa d’Africa del
1994, ma giunde in finale perdendo solo in rimonta con la fortissima Nigeria di
Amunike, Yekini, Finidi George e altri per 2 a 1.
Al rientro in patria ovviamente i
giocatori Zambiani vennero comunque accolti come eroi.
In conclusione, nella speranza di non
aver appesantito l’umore di chi legge, spero di aver dato la possibilità di
conoscere fatti, episodi, circostanze che in un modo più o meno marcato hanno
segnato le vite di noi appassionati di calcio.
Abbiamo accontonato la storia della
maglia per evidenziare la storia degli uomini, di quegli uomini che da quando è
stato inventato questo meraviglioso sport ci hanno fatto battere i cuori e ogni
qual volta ci ricordiamo di loro, sentiamo ancora fremiti sottopelle, senza
colori e senza bandiere.
Fabrizio Roscitano
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