Viaggio nel mondo del pallone fatto di sacrifici, viaggi e fame. Omaggio a Giacomo Ratto un globetrotters del pallone



A volte si incontrano storie che ti fanno capire che nel mondo del “Globalpallone” non sempre i soldi sono tutto, ma la passione può andare oltre ad agi, comodità, popolarità.

                        





Qualche mese addietro mentre girovagavo sui vari social e siti sportivi, mi sono imbattuto in un articolo che parlava di un calciatore di cui non avevo mai sentito il nome.

Come spesso mi capita la mia curiosità mi porta ad addentrarmi in argomenti che magari ai più passano davanti senza destare interesse e questo lo dico con il massimo rispetto di tutti, ma è sempre stata una mia caratteristica.

L’articolo parlava di Giacomo Ratto.


Giacomo chi??????


Giacomo Ratto, un uomo prima che un calciatore, che nel corso della sua vita/carriera, ha deciso di esplorare nel modo più vero quello che il mondo pallonaro ti poteva offrire, senza porre limiti alla provvidenza, alla sete di conoscenza e alla voglia di sentire l’odore dell’erba fresca di un campo da calcio.

E’ pur vero che nel corso del suo girovagare non sempre l’erba era fresca, e forse erba vera non era, ma sicuramente questo ragazzo italiano ha avuto modo di farsi apprezzare in ogni posto in cui ha giocato.


Avendo giocato in tutti e 5 i continenti, direi che la parola Globetrotters non può che calzargli a pennello.

Immediatamente sono andato alla ricerca di notizie su Giacomo, mi sono imbattuto nel profilo facebook e ho subito iniziato a seguirlo chiedendo e ricevendo la sua amicizia seppur virtuale.


Ma partiamo dall’inizio, partiamo da dove tutto è iniziato e dove non è detto che un domani il cerchio si possa chiudere.

Non vorrei sembrare troppo prosopopeico, stiamo pur sempre parlando di un calciatore, ma la sua storia, come quella di molti nostri connazionali, non può che farci apprezzare ancora di più quello che il Dio pallone ti può offrire, grazie a forza di volontà, spirito di adattamento e pretese diverse da quelle della maggior parte dei frequentatori professionali di quel magnifico rettangolo verde immerso, spesso, in uno stadio traboccante di tifosi che inneggiano a sprombattuto il tuo nome.


Giacomo Ratto, nasce a Varese il 19 Aprile del 1986, di professione portiere, inizia, come la maggior parte di noi, nella squadra della sua città dove milita dal 1999 al 2005.

All’età di 20 anni per un portiere di “solo” 180 cm, le porte del professionismo difficilmente si aprono, ma siccome l’amore per il pallone non si misura con l’altezza, il nostro carneade inizia il suo girovagare per il mondo.

Dopo aver frequentato i palcoscenici del 5° livello svizzero nella squadra dell’AS Castello e successivamente del 4 ° livello con il Mendrisio, nel 2012 inizia una collaborazione con il preparatore dei portieri del Leggiuno, Andrea Callegarini, che insegna a Giacomo un modo di parare differente che fa sì che il suo rendimento si alzi in maniera esponenziale, ma senza poter entrare nel mondo professionistico, perché purtroppo quando ti appiccicano un’etichetta è difficile che te la tolgano, a meno che tu non abbia Santi in Paradiso, cosa che Giacomo ovviamente non ha.


L’etichetta di cui si parla è quella che ti appiccicano addosso dopo che per alcuni anni giochi sono in promozione o eccellenza e che fanno sì che agli occhi degli “intenditori” tu non sia in grado di poter aspirare a qualcosa di più.



Stadio Comunale di Mendrisio



Il suo talento viene però apprezzato fuori dai confini nostrani e il primo a credere in lui è una leggenda del calcio Maltese, Mario Muscat, difensore per 23 anni della porta dell’Hibernians, con cui ha vinto 4 campionati, 3 coppe di Malta, 2 Supercoppe e meritandosi il titolo di Player of the year nella stagione 1997-1998.


Grazie all’invio di video e curriculum, Giacomo viene contattato e immediatamente tesserato per difendere i pali del Victoria Wanderers, squadra con sede nella città di Gozo; al momento del suo arrivo i “Pavoni” si trovavano in terzultima posizione e terminarono il campionato al terzo posto in classifica, naturalmente grazie anche alle parate del nostro.


Stadio del Victoria Wanderers a Gozo




Le sue qualità gli permettono di entrare nel mondo del calcio professionistico, anche se non di primo livello, ma comunque con la possibilità di ritagliarsi una carriera, che se non altro, è più vera di quella delle grandi star del calcio mondiale.

Conclusa l’esperienza con il Victoria Wanderers, si trasferisce dall’altar parte del mondo, a Panama, per difendere i colori del Tauro FC, squadra con sede a Panama City e vincitrice di 12 scudetti Panamensi.



                         

Formazione del Tauro F.C. con mascotte


Dopo l’esperienza al Tauro F.C., Giacomo Ratto si trasferisce nel non facile campionato Nicaraguense per difendere i colori dell’UNAN di Managua.


Unan Managua con Giacomo in seconda fila




Dopo il Centroamerica dove poteva trasferirsi il nostro Globetrotter?

Giacomo riceve la chiamata del SUVA, uno dei club più importanti delle isole Fiji, dove riesce anche a vincere il titolo Fijiano.



                                        




Dopo tanto girovagare il rientro in Europa ed il ritorno al 4° livello svizzero con l’AC Taverne.



Giacomo con la maglia dell'A.C. Taverne


 Ma ormai l’Europa, anzi i confini italici stanno stretti a Giacomo, che riceve un’altra proposta alla quale è difficile dire di no.

I suoi procuratori gli offrono l’opportunità di andare a giocare nella città più inquinata del pianeta, in un campionato che sta cercando di crescere per competere con quelli della stessa zona geografica ed allora il 13/04/2016 Giacomo Ratto diventa ufficialmente un giocatore dell’Ulaanbaatar F.C., squadra militante nel campionato Mongolo.


Veduta di Ulaan-Baatar



Dopo aver raggiunto la semifinale della coppa di Mongolia ed una salvezza “tranquilla” oggi Giacomo è svincolato ma sono sicuro che lo rimarrà per poco.





Formazione Ulaanbaatar F.C. con Giacomo Ratto


Per non farsi mancare nulla, Giacomo è stato anche coinvolto in una spiacevole avventura che fa capire che mondo di squali sia quello del calcio e senza distinzione di paese, categoria o cultura, tutti cercano di ottenere guadagni anche sulla pelle di chi si mette veramente in gioco.


In particolare prima di accettare l’ingaggio dell’Ulaanbaatar F.C., Giacomo riceve dal suo agente portoghese una proposta allettante: “Ti va di andare in Africa?”.


Come la maggior parte di noi Giacomo ha un debole per il continente Africano e immediatamente accetta la prova; riceve i biglietti e parte. Destinazione Zimbabwe.

L’incontro con l’Agente doveva avvenire a Dubai, ma purtroppo per impegni dello stesso, l’incontro salta.

Poco male, ma in realtà questo fatto farà tutta la differenza del mondo, proprio tutta.

Giacomo sapeva che l’anno precedente la squadra del Tsholotsho aveva un portiere che era stato mandato via in accordo con il Team Manager e del Presidente, ma purtroppo era in ottimi rapporti con l’allenatore che non voleva lasciarlo andare via.

 
Articolo relativo all'arrivo di Giacomo Ratto in Zimbabwe

Giacomo si mette subito a disposizione ed effettua un torneo con 4 squadre con ottimi risultati, tant’è che sia il pubblico che i compagni gli fanno sentire immediatamente la fiducia e danno tutta la disponibilità per far ambientare un compagno “di colore”.


Il procuratore purtroppo riuscì ad arrivare solo il giorno prima della scadenza del visto di Giacomo e non potè dare l’assistenza necessaria al portiere, tanto che l’allenatore convinse il portiere a rientrare nei ranghi e non permise a Giacomo di firmare il contratto. 


Anche questo succede in giro per i campi del mondo.


Inoltre Giacomo passò anche per uno che si sarebbe potuto vendere le partite essendo dato che era da poco scoppiato un caso di calcio scommesse dove erano coinvolti asiatici e l’aggancio era proprio un italiano.



Dopo questo viaggio che spero vi abbia incuriosito, se non altro nel cercare di capire dove e in che situazioni giocano le squadre di cui vi ho scritto, riporto qui di seguito una piccola intervista che Giacomo, con il quale ogni tanto scambio delle battute sempre sui social, mi ha fatto la cortesia di rilasciarmi.


D: “Ciao Giacomo, come e perché sei diventato un globetrotter del pallone?”


R: “Fondamentalmente sono diventato un giramondo del calcio perché in Italia le porte del professionismo da adulto non mi si sono mai aperte. Una scelta sbagliata in passato ha cambiato, probabilmente, la mia carriera in Italia, e poi quando poi ti etichettano come uno dei tanti, anche se dimostri di valere “di più” sul campo, nessuno ti da lo spazio per provare il grande salto”. 



D: “Come sei entrato nella scuderia dei procuratori che ti seguono che ho notato, hanno molti giramondo del calcio”.


R: “Attualmente oltre a giocare attivamente collaboro con Angel Ruiz, un agente spagnolo molto in gamba; ha aperto prima di altri mercati come quello Tahilandese, quello Indonesiano, quello Vietnamita ed altri. Diciamo che con lui ho una doppia collaborazione e comunque tutto è nato grazie e per mezzo dei social network. Carlos Farinas (agente che mi ha portato in Nicaragua) mi era stato raccomandato da nicaraguense, mentre Mario Texeira mi contattò per propormi di giocare la CONCACAF Champions League con il Bayamon di Porto Rico. Successivamente sempre tramite lui ed il suo Socio Diego Martins, andai in Zimbawe e purtroppo un mese fa era pronta per me un’offerta del Don Bosco di Haiti sempre per giocare la CONCACAF Champions League, ma dovetti rifiutare perché non mi avrebbero fatto partire gratis”. 



D: “Senza voler entrare troppo nei dettagli, questo tuo girare ti dà la possibilità di pensare ad un futuro sereno e permetterti di toglierti qualche soddisfazione?”.


R: ”Mi fa vivere bene il presente, ma non si sa mai che in un futuro non lontano non riesca ad aumentarmi lo stipendio”.


D: “Tra i posti dove hai giocato quale è il più, diciamo, particolare?”.


R: “Ti direi le Fiji poiché non sono famose per il calcio, ma bensì per il Rugby. Comunque il calcio locale è molto seguito, ma, ha tanta strada da fare.  E’ comunque un posto spettacolare”.



D: “Dove ti piacerebbe giocare ancora?”.


R:Ci sono tanti posti dove vorrei  ancora giocare. Nel continente Africano ci sono campionati interessanti in Sud Africa, Angola, Botswana. In Asia invece sono in forte crescita il campionato Thailandese, Indonesiano e Maldiviano.  In Centro America dopo Panama e Nicaragua, non mi dispiacerebbe fare un’esperienza in Costa Rica o Guatemala.  In Europa penso sia impossibile frequentare un campionato dove sia interessante giocare perché ormai i portieri devono essere almeno alti dai 190 ai 200 cm. Comunque sono aperto a qualsiasi proposta”.



D: “Ultima domanda Giacomo,  cosa vedi nel  tuo futuro dopo che appenderai gli scarpini al chiodo pensi che rimarrai nel mondo del calcio?”.


R: Assolutamente si, quando smetterò mi piacerebbe diventare allenatore (Head Coach) e mettere in pratica le mie idee di calcio. Appena potrò farò tutti i corsi necessari per prendere i patentini fino al UEFA Pro”.


Dopo aver ringraziato Giacomo lasciandolo al meritato riposo, visto che il campionato Mongolo è terminato, ripenso alla vita da calciatore con la valigia di questo ragazzo di trent’anni, che ha trovato anche il tempo di crearsi una famiglia in quanto convive da otto anni con una insegnante di francese.


Forse questo non è proprio l’articolo che chi frequenta Zona Maglie si aspettava di leggere, ma ritengo che a volte, per fare pace con questo meraviglioso sport chiamato Football, sia il caso di leggere anche storia dove lustrini e paillettes vengono messe da parte per lasciare spazio a sudore, sacrificio e “fame”.


Nella speranza di non aver comunque deluso la curiosità di chi legge vi lascio e vi do appuntamento alla prossima storia che, insieme al team redazionale, vorremo raccontarvi.


Mi è capitato di leggere questa frase: “ Per far felice un bambino bastano un pallone e un maestro che si ricordi che è stato bambino” .


Sono perfettamente d’accordo, lasciamo che i nostri bambini si divertano come solo loro sanno fare, senza mettergli addosso pressione e quei sogni, che spesso, sono quelli degli adulti.




...il calcio in Afghanistan




...il calcio in Africa


...il calcio in una favela brasiliana




Stay Tuned


Fabrizio Roscitano

PS: di storie come quella di Gaicomo ve ne sono tantissime, in questo pezzo indirettamente volevo rendere omaggio a tutti i nostri connazionali che pur di giocare a calcio migrano verso posti sconosciuti all'inseguimento di quel sogno che fin da bambini li ha accompagnati e che mai li abbandonerà. 

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