La Palestina a Rio senza attrezzatura, come siamo arrivati a tal punto?
“Citius, Altius,
Fortius” una volta questo era il motto Olimpico; oggi lo possiamo riassumere
con “Money, Money, Money”.
Il titolo è un po’
forte, ma in mezzo a tutto lo zucchero che sempre avvolge il tour Olimpico, non
possiamo rimanere ciechi nello scorgere che oggi l’evento “dilettantistico” per
eccellenza è diventato un enorme carrozzone dove il Dio denaro la fa da padrone
dall’inizio alla fine.
Per inizio intendo il
momento in cui “democraticamente” i giochi vengono affidati a questa o quella
città, mentre per fine intendo il risultato economico dal quale sempre si
evince che pochi si arricchiscono e molti si rovinano.
Oggi gli atleti,
soprattutto i top, sono delle macchine da soldi e basta pensare a Usain Bolt, a
Andy Murray, a Michael Phelps, a Neymar, atleti che potrebbero anche far a meno
di partecipare alle Olimpiadi anche perché di spirito olimpico, soprattutto
l’eccentrico “futebolista” carioca, ne hanno proprio il minimo indispensabile.
Atleti che guadagnano
nel loro sport valanghe di soldi per esercitare un semplice sport, che molti
criticano aspramente su giornali e televisioni, per poi prostrarsi dinanzi a
loro nel momento in cui un’agognata medaglia, se d’oro è meglio, viene aggiunta
al medagliere della propria nazione.
Tutto questo partendo
da un fatto di cronaca successo un paio di giorni addietro e che riguarda la rappresentativa
olimpica dello stato Palestinese.
Già a qualcuno suonerà
strano perché la Palestina non è uno stato riconosciuto da tutti, Israele in
primis, non ha una struttura statale, ha una capitale in territorio Israeliano
e soprattutto ha una parte del proprio territorio occupato.
Bè questo non ha
impedito all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) di
dichiarare la propria indipendenza nel 1988, situazione poi ratificata
dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 2012, ma che di fatto non ha cambiato
nulla sullo status dei Palestinesi.
Come forma di
risarcimento, ma anche per lavarsi la faccia, come si usa dire, il CIO ha
ammesso la Palestina ai giochi olimpici per la prima volta ad Atlanta con una
rappresentativa di ben 2 atleti.
Certo era la prima
volta, come tutti starete pensando, e oggi trascorsi 20 anni e ben 5 olimpiadi
la situazione si sarà normalizzata.
In sintesi, la risposta
chiara e netta è sicuramente no!
Nel solco delle "regole Decubertiniane'' in data 01/08/2016 la delegazione Palestinese composta questa
volta da ben 12 persone complessivamente, di cui 6 atleti, giunta all’aeroporto
internazionale di Gerusalemme, si è vista bloccare alla dogana tutta la
“pericolosissima” attrezzatura con destinazione Rio 2016, compresa la bandiera
che sarebbe servita durante la cerimonia di apertura.
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Delegazione Palestinese a Rio 2016 |
Ovviamente è partita
subito la protesta formale perché la delegazione ad oggi può fornire ai propri
atleti solo 3 magliette da allenamento, dove tra l’altro non è presente la
bandiera nazionale, e la divisa da podio.
Tutte le autorità si
stanno attivando, ma nessuna protesta formale nel confronti di Israele, che si
dice all’oscuro (?) di tutto è arrivata
da parte del CIO.
Nella speranza che
tutto si possa risolvere, mancano tre giorni all’apertura ufficiale dei giochi,
dentro di me, non so perché, non mi ha stupito più di tanto l’immobilismo del
CIO…ma perché?
Cari lettori, forse
non tutti sanno che il CIO e di conseguenza le Olimpiadi come evento sportivo
hanno perso la loro “verginità” con l’assegnazione delle stesse alla Germania
Nazista nel 1936.
..................
La mia considerazione
non è figlia di considerazioni politiche, che come ho già specificato non sono
quelle che ci interessano, ma sono solo considerazioni sportive che forse ci
fanno capire perché oggi siamo arrivati a Rio 2016 con tutte le sue
problematiche e le sue difficoltà (palazzine olimpiche incomplete e formato
pensione ad una stella, strutture sportive non pronte, Zika, delinquenza,
proteste da parte dei brasiliani, corruzione, pontili che cadono etc…).
Già, ma partiamo dal
famoso motto di Pierre De Coubertin « L'importante non è vincere ma partecipare. La cosa
essenziale non è la vittoria ma la certezza di essersi battuti bene. »
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Barone Pierre De Coubertin |
Oggi il povero Pierre si starà rivoltando
nella tomba, perché la dua frase è stata leggermente stravolta e la potremmo
riassumere in “Vincere a tutti i costi è la cosa più importante, usando mezzi
leciti e soprattutto illeciti e chi arriva secondo è il primo degli sconfitti”.
Esagero? Ditemelo voi.
Ma torniamo a bomba e vado a darvi qualche
informazione su come le Olimpiadi siano diventate quello che sono oggi.
Nel 1931, prima delle Olimpiadi di Anversa,
il CIO assegnò le Olimpiadi del 1936 alla Germania Nazista di Hitler, che
inizialmente non ne era entusiasta perché aveva paura di vedere la razza ariana
battuta dagli impuri. Allora cosa si inventò con l’aiuto del fido Goebbels?
Fece una richiesta
ufficiale e ripeto UFFICIALE al CIO nel quale si richiedeva che gli atleti neri
ed ebrei non partecipassero alle gare Olimpiche.
Oggi l’indignazione
del popolo esploderebbe in un nanosecondo ma all’epoca il Presidente del Comitato Olimpico,
Henri de Baillet-Latour, insieme al manipolo di amici che gestiva il tutto,
spiegò a Goebbels, che la richiesta era un tantino sconveniente e consigliò di
desistere e anzi di cercare di inserire almeno un’atleta ebreo nella squadra
tedesca per non aumentare le proteste che già in giro per il mondo, soprattutto
negli Stati Uniti, stavano montando.
Hitler che non era
certo un cretino, purtroppo, inserì un’atleta ebrea nella squadra di scherma
femminile, ma stranamente l’aspetto di Helen Meyer, così si chiamava, era
assolutamente teutonico.
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L'atleta ebreo-tedesca Helene Mayer |
Goebbels consigliò
allora al Fuhrer di capovolgere la situazione a proprio vantaggio facendo
diventare l’Olimpiade del 1936 la più grande forma di propaganda a favore del
Nazismo e della purezza della razza Ariana.
Tutto cambiò, tutto
divenne sfarzo, apparenza, ritualità e soprattutto denaro.
Le Olimpiadi di
Berlino del 1936 furono le prime in tutto, diventarono fonte di ispirazione per
tutte quelle che sono venute dopo, con tutte le città protagoniste che cercano
di superare quelle precedenti, provocando spesso dei disastri inenarrabili e
Atene 2006 né è l’esempio più fulgido.
Ma entrando nel
dettaglio, forse non tutti sanno che prima del 1936 la cerimonia del tedoforo
che accende il tripode olimpico non esisteva e fu proprio Hitler che la pensò
dando al tutto un’aurea di suggestione in commistione con un misticismo
religioso pieno di simboli che era la base del pensiero nazista.
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Logo per le Olimpiadi di Berlino 1936 |
Dopo il 1936
l’accensione della fiaccola è diventato il culmine della cerimonia di apertura
dei giochi olimpici.
Per la prima volta la
televisione entrò negli stadi olimpici, per la prima volta si potevano vedere
immagini delle gare, anche se magari in differita, con la più grande regista
dell’epoca Leni Riefensthal che venne incaricata da Hitler in persona di girare
un film propagandistico che si intitolò “Olympia” e che fu di grande traino per
i Nazisti.
Per la prima volta
vennero effettuate riprese dall’alto e nuovamente i tedeschi stupirono tutti
con la presenza dell’oggetto volante più grande mai costruito nella storia lo
Zeppelin LZ 129 Hindemburg con la bandiera con le croci uncinate sulla coda,
che volava sullo stadio Olimpico, anch’esso costruito appositamente per le
Olimpiadi per mostrare la magnificenza nazista.
Purtroppo la
preparazione di Berlino a città che doveva dimostrare a tutti che il nazismo
era “buono” portò alla prima epurazione di stato che costò la deportazione di
50.000 Rom e Sinti nei campi di concentramento dove successivamente vennero
barbaramente trucidati insieme agli ebrei.
Il fatto che Hitler
avesse già iniziato a promulgare leggi razziali non colpì minimamente
Baillet-Latour e i suoi accoliti, mentre coloro che dissentivano venivano
immediatamente esclusi e sostituiti con chi non aveva voglia di contraddire.
Ma le Olimpiadi di
Berlino del 1936 videro anche il riscatto della razza inferiore, videro il
dominio di un colored americano che rispondeva al nome Jess Cleveland Owens, al
quale il gerarca nazista, si narra ma non è provato, rifiutò di stringere la mano.
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Jesse Cleveland Owens riceve consiglia da Luz Long, il volto umano della Germania |
Con la conclusione
della parata Olimpica, Hitler iniziò ad applicare la sua pulizia etnica, ma
nonostante tutto i soloni del CIO nel 1938, in pieno inizio di olocausto e con
Anschluss dell’Austria avvenuta, assegnarono l’organizzazione delle olimpiadi
invernali del 1940 alla Germania in luogo del Giappone che aveva rinunciato ed
il fatto che poi per causa di forza maggiore, diciamo seconda guerra mondiale,
fece saltare l’evento fece dichiarare e Baillet-Latour, in uno scritto al
Fuhrer, che era un vero peccato.
L’emblema di ciò che
era l’apparenza e che in realtà era alle porte è in una frase che Hitler riferì
a Goebbels e ad altri gerarchi nazisti al termine della cerimonia di chiusura
delle Olimpiadi: “Adesso prepariamoci alla guerra”.
Ma la miopia del CIO
proseguì nel corso degli anni e ancora oggi da dimostrazioni di come davanti al
potere economico tutto può essere superato, altrimenti ci sono situazioni che
non possono essere affiancate allo spirito olimpico.
Come è possibile che
nel 1938 il CIO nominasse Membro del Comitato Olimpico Internazionale lo
statunitense Avery Brundage, che in tutto e per tutto sostenne Hitler anche
davanti alla realtà dei fatti e addirittura lo nominasse Presidente del CIO
carica che ricoprì dal 1952 al 1975.
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il filonazista Avery Brundage |
Come è possibile che
Juan Antonio Samaranch, elemento di spicco della dittatura del “Caudillo”
Francisco Franco in Spagna, sia stato eletto presidente del CIO? Come è
possibile che Mohamad Bob Hasan, ministor del Dittatore Suharto, sia stato
eletto membro permanente del CIO? Com’è possibile che sia stata assegnato
l’”Ordine Olimpico” al sanguinario dittatore di Romania Nicolae Ceasusecu?
Oggi dove i
professionisti partecipano ad un evento nato per i dilettanti, dove i pugili
ancora indossano il caschetto mentre i cestisti o i calciatori guadagnano "valangate'' di soldi, ha senso ancora ricordare sempre a tutti lo spirito
olimpico?
Oggi dove per vincere
si ricorre a tutto nella speranza che nulla venga scoperto e dove sono convinto
che vengono scoperti solo quelli che è conveniente scoprire ha senso ancora
ricordarci di De Coubertin?
Oggi dove ormai non
esiste neanche il traino economico che una volta l’Olimpiade portava, ma anzi
lascia intere metropoli con dissesti finanziari che portano povertà,
delinquenza, emigrazione ha ancora senso rifarci ad Atene 1886?
Certo per fortuna, per noi amanti dello sport, non
solo del calcio, esistono storie come quella di Dorando Pietri, di Jesse
Clevaland Owend, di Carl Lewis, di Pietro Paolo Mennea, di Serhij Nazarovyč Bubka, dello scalzo
Abebe Bikila e di molti altri che ci fanno palpitare per ciò che riescono a
fare o a cercare di fare negli stadi olimpici.
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Gioia Olimpica di Pietro Paolo Mennea a Mosca 1980 |
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Lo spirito di Olimpia incarnato nei piedi di Abebe Bikila a Roma 1960 |
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La classe infinita di Sehij Bubka campione olimpico a Seul 1988 |
Ci sono poi storie come quelle dei Palestinesi che arrivano senza
attrezzatura e soprattutto senza la bandiera che da sempre rappresenta un
popolo che nel 2016 lasciano senza parole, lasciano spazio a rabbia e
incredulità.
Purtroppo il potere che una volta avevano le Olimpiadi e cioè fermare
tutte le guerre in atto, oggi non funziona più e dubito che durante il mese
olimpico nei vari posti del mondo dove purtroppo ci sono lotte di religione o
lotte di territorio o lotte per questioni di principio, tutti si fermeranno per
godersi una gara olimpica che è pur sempre la sfida tra uomini e donne che si
sforzano di superarsi, nella speranza che nel corso della notte l’esame
antidoping stravolga tutto.
A me e chissà a quanti di voi che leggete sarà capitato di assistere
alla gara dei 100 m a Seul 1988, andare a dormire felice perché Ben Johnson era
il nuovo che avanzava e svegliarsi vedendo la medaglia ancora una volta al
collo del “figlio del vento”.
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L'incredulità di Carl Lewis si rivelerà fondata...Ben Johnson verrà squalificato per doping |
Detto questo auguro a tutti voi una buona
visione olimpica senza magari perdere di vista che il vero spirito della
manifestazione risiede ancora nella parole del Barone De Coubertin.
Fabrizio Roscitano.


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