NBA Finals, l’evoluzione del logo negli ultimi 16 anni e le storie annesse ad esso
Per tutti
gli appassionati NBA finalmente l’attesa è finita: è arrivato il momento delle Finals.
Quest’anno se la giocheranno i Golden State Warriors ed i Cleveland Cavaliers,
con la serie che ad oggi, 9 giugno, sussiste sull’1-1 (al meglio delle 7 gare).
Per quanto
riguarda l’aspetto prettamente tecnico e, diciamo così, narrativo, domenica
notte si è giocata gara-2, che ha visto trionfare i Cavs per 95-93 all’overtime
(per la cronaca, pure gara-1 finì ai supplementari, ed è la prima volta che
accade per una finale) con un LeBron James (ancora!) in versione “monster” con 39 punti, 11 assist e 16 rimbalzi, trovando in Matthew Dellavedova un ottimo
compare nell’espugnazione della Oracle Arena di Oakland.
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Per chi non
lo sapesse, Dellavedova è un 24enne australiano di circa 1,85m di evidenti origini italiane
(l’accento però va sulla O, non sulla E), che è "l’emblema della classe operaia", definiamola così: nato in un paesino di qualche migliaio di abitanti nella
terra conosciuta per i canguri, e cresciuto a St.Mary, CA, piccolo college a
qualche chilometro dall’arena dove si sono disputate le prime due partite, è sicuramente più
conosciuto per l’abnegazione e l’impegno profuso in campo, che per le doti
atletiche e tecniche. Dopo una prestazione opaca in gara-1, deriso dalla stampa
ed esser stato dimenticato al palasport dal bus della squadra, la redenzione in
gara-2 con 9 punti, il rimbalzo offensivo a un minuto dalla fine e i successivi
due liberi segnati che hanno dato il vantaggio decisivo ai Cavs, ma soprattutto
l’arcigna difesa sull’MVP dei Warriors, Steph Curry, che ha letteralmente
patito il segugio australiano per tutta la partita, andando fuori ritmo. Per
Golden State non sono bastati i 34 punti di uno straordinario Klay Thompson,
career-high nei playoff. E stanotte, martedì, ore 3 italiane, gara-3 a Cleveland
alla Q Arena.
Dopo questo
doveroso e necessario excursus dedicato alla cronaca sportiva, passiamo ora
all’argomento a noi più caro, ovvero le divise utilizzate nelle Finals, in
particolare seguendo l’evoluzione degli ultimi 16 anni, dal 1998 ad oggi. Per
capirci, le finali del 1998 sono le ultime giocate da Michael Jordan e che
sanciscono ancora per una volta il calibro del giocatore più forte di tutti i
tempi nella storia del basket, segnando il tiro decisivo in sospensione a pochi
secondi dalla sirena.
Per ciò che
riguarda le canotte da gioco, sono pressoché identiche a quelle utilizzate in
Regular Season. L’unica aggiunta è la patch col logo delle Finals dell’anno in
corso, cucita in posizioni cambiate nel corso degli anni e che andremo a
visualizzare.
Nel ’98, la
patch è piazzata in alto a sinistra per noi che vediamo (sarà il nostro
riferimento), a destra per chi la indossa, come si può vedere dall’immagine che
ritrae la coppia più prolifica del basket, John Stockton e Karl Malone degli
Utah Jazz, team che allora contese il titolo ai Chicago Bulls, poi vincitori.
Fino al 2001
la patch rimane in quella posizione e anche nello stesso “format”, ovvero il logo pieno delle Finals con scritta per intero, trofeo e logo
NBA. Il primo cambiamento invece risale al 2002, campioni i Los Angeles Lakers
di Kobe Bryant e Shaquille O’Neal, vittoriosi sui New Jersey Nets di Jason
Kidd, quando la patch fu spostata a sinistra con la rappresentazione del solo Larry O’Brien Trophy affiancato dal logo
NBA.
La suddetta
stampa rimase in vigore fino al 2009, ma nel 2006 degno di nota è un caso curioso
che vede posizioni invertite per patch delle finali, ancor più semplificata, e
logo NBA: come si può vedere dall’immagine sottostante, I Miami Heat (campioni)
hanno logo a sinistra e patch a destra, mentre i Dallas Mavericks esattamente
l’opposto, con logo a destra e patch a sinistra.
Nel 2010
appare la patch utilizzata fino ad oggi, posizionata sul lato destro della
canotta, che ritrae un pallone dorato con la scritta “The Finals” e il logo NBA
poco sotto.
Per chiudere
il cerchio, ecco il nuovo collocamento della patch delle attuali
Finals, posizionato sul colletto della divisa utilizzata da Cavs e Warriors.
Antonio Frau
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