La Bay Area torna ad impazzire di gioia per una vittoria, e non una
qualunque. 40 anni è durata l’attesa per i tifosi dei Golden State Warriors,
prima di aggiudicarsi un altro titolo. Protagonista della serie finale, vinta
dai californiani per 4-2 sui Cavs di uno stratosferico e storico LeBron James,
a sorpresa è stato Andre Iguodala, eletto MVP delle Finals, e chiamato in causa
da Coach Kerr nell’intento di limitare il Re, la superstar della franchigia
dell’Ohio e miglior giocatore al mondo in questo momento: mossa vincente e
scacco matto. E per onorare i campioni di questa stagione, andremo a
ripercorrere un po’ la loro storia e l’evoluzione di divise e loghi.
L’inizio fu a Filadelfia – Il
nome Warriors affiancato ad una franchigia di basket Americana, nacque nel 1946
allorquando si formarono i Philadelphia Warriors.La squadra, membro originale della BAA, ovvero la Basketball Association of
America, sotto la proprietà di Peter Tyrrel che possedeva anche una squadra
dell’American Hockey League che diventò poi l’attuale NHL. La storia dei
Warriors inizia subito in modo scintillante, perché sotto la guida del guru Joe
Fulks, vinse il primo titolo della lega nel 1946-1947 vincendo le gare dei
playoff (allora si disputavano sulle 3 partite) prima i St. Louis Bombers,
successivamente i New York Knicks e nella gara di finale (che si disputava
sulle 5 partite) i Chicago Stags. La stagione successiva si riconfermarono come
campioni della Eastern Division ma furono poi sconfitti in finale dai Baltimore
Bullets, Bullets che ebbero altro impatto nella storia dei Warriors.
Nella stagione 1955-1956 riuscirono a rivincere il titolo della Divisione e
si ripresero il titolo battendo prima i Syracuse Nationals e in finale di Fort
Wayne Pistons. Di quella squadra facevano parti tre futuri Hall of Famer quali
Paul Arizin, Michael Bruson e Neil Johnston. Nel 1959 riuscirono a scegliere al
Draft tale Wilt Chamberlain grazie alla regola che vigeva allora denominata
come “scelta territoriale” che permise a Philadelphia di scegliere Wilt the Stilt
in quanto nativo proprio della città dell’amore.Per chi conosce anche poco di basket il nome di cui sopra non può che
suscitare brividi di emozione e bagliori di ammirazione per un uomo che ha
cambiato la prospettiva del gioco del basket come ricorda un giornalista
di ESPN quando dichiara “…era spaventoso, prima del suo arrivo la
maggior parte dei giocatori di basket erano uomini di normali dimensioni.
Chamberlain ha cambiato tutto”. Il 2 marzo 1962 The Big Dipper (altro
soprannome di Wilt) segnò 100 punti in una sola partita contro i New York
Knicks, e questo è solamente uno dei numerosissimi record “all time” da lui
detenuti. Purtroppo per i Warriors, nello stesso periodo della presenza di
Chamberlain imperversavano i Boston Celtics di Bill Russell e Red Auerbach, capaci
di vincere 11 titoli in 12 anni tra il 1957 ed il 1969.
|
Chamberlain celebra i suoi 100 punti contro i Knicks |
San Francisco ha la sua franchigia – Nel 1962 la squadra venne acquistata dall’eccentrico Franklin Mieuli, trasferendo la squadra nella San Francisco Bay Area rinominandola San Francisco Warriors e giocando la maggior parte delle loro partite “nell’avveneristica” COW palace (palazzo della mucca) appena a sud di San Francisco ma trasferendosi ogni tanto a Oakland e San Josè. I Warriors vinsero il titolo di divisione nel 1963-1964 perdendo l’ennesima finale con gli eterni C’S per 4 a 1. La stagione 1970-71 fu l’ultima nella metropoli californiana, prima del definitivo trasferimento ad Oakland col nome Golden State Warriors, mentre quella 1974-75 sancisce l’ultimo titolo vinto dai gialloblu nel XX secolo. Tra i giocatori più rappresentativi passati nelle file dei californiani, senza dimenticare le attuali stelle Steph Curry e Klay Thompson, si possono annoverare Chris Mullin, Mitch Richmond, Baron Davis, Stephen Jackson, Jason Richardson e un certo Marco Belinelli, che noi italiani conosciamo benissimo, nonché vincitore di un titolo NBA la scorsa stagione a San Antonio.
|
Belinelli con la casacca dei Warriors |
IL LOGO – I primi 23 anni di franchigia, fino al 1969 hanno in comune nel logo il tema dei pellirossa: inizialmente a figura intera, con un indigeno sorridente che palleggia, solo stilizzato successivamente, quando la casa madre viene trasferita da Philadelphia a San Francisco, con la rappresentazione di profilo di un cappello da capo tribù.Per i successivi due anni, la dirigenza californiana decide di cambiare rotta, virando sulla scelta della riproduzione in blu del Golden Gate Bridge su sfondo giallo, e aggiungendo la scritta “The City” sopra il logo.
Dal 1971 al 1997 invece la scelta ricade sullo stato stesso della California, rappresentato con bordi blu come in una riproduzione geografica all’interno di un pallone giallo (questo solo dal 1975), con una grossa stella nella posizione in cui si trova Oakland. A fare da contorno, seguendo un andamento semicircolare, la scritta “Golden State” sul lato superiore e “Warriors” in quello inferiore.Il logo subisce un cambiamento radicale, abbandonando la tradizione, a partire dal 1997, quando si passa alla rappresentazione in stile fumettistico di un guerriero blu che imbraccia un fulmine giallo, al quale è legata la scritta dorata “Warriors”, e un pallone arancione a fare da sfondo. Molto probabilmente questa scelta è dovuta all’idea di voler riprodurre nello stemma il significato del nome stesso della franchigia, in quanto “Warriors” significa proprio guerrieri.Nel 2010 invece l’ultima modifica, che continua anche nel periodo a noi contemporaneo, con un parziale ritorno alla tradizione: sempre dentro un cerchio, in questo caso blu, viene rappresentato in giallo il Golden Gate Bridge, con la scritta blu “Golden State Warriors” a seguire il perimetro circolare del logo.
LA DIVISA – La prima divisa casalinga utilizzata dai Warriors è di colore bianco, con scritta “Phila” sul petto e numeri rossi ben visibili. Questa struttura viene mantenuta finché la franchigia rimase a Philadelphia, ovvero dall’anno della sua fondazione, 1946, al 1962.Nei due anni successivi, a San Francisco è ancora il bianco a far da padrone come colore principale, ma con nome della città e numero giocatore in blu con ombreggiature rosse, e mantenendo bordi rossi su colletto e apertura per le braccia.A partire dal 1964 il colore di riferimento diventa il giallo: dal ’64 al ’66 numero e scritta “Warriors” in blu con ombreggiature bianche; dal ’66 al ’71 si riprende in toto il logo con il Golden Gate Bridge e la scritta “The City”, al cui interno viene messo il numero del giocatore, sempre in blu; dal ’71 al ’75 la rappresentazione del nuovo logo con la California, il numero in blu all’interno del cerchio, e la scritta “Golden State” a seguire il perimetro semicircolare sul lato superiore; dal ’75 all’86 l’unica modifica è il cambio di scritta, sostituendo “Golden State” con il nome di battaglia “Warriors”.Dal 1986 torna il bianco come colore di base: dall’86 all’88 non ci sono variazioni rispetto alla divisa precedente, sempre con logo, scritte e numero in blu. Dall’88 al ’97 il design viene semplificato, con la scritta obliqua “Warriors” in blu con contorni gialli, e numero blu collocato leggermente sul lato destro della divisa. Dal ’97 viene introdotto il logo della NBA sul lato destro superiore della divisa, mentre la scritta “Warriors” torna in giallo, legata dal fulmine come nello stemma della franchigia, con numero invece blu e bordi color arancio; a impreziosire il design di quest’ultima creazione, una saetta gialla sul lato destro della canotta. Dal 2003 al 2010 lo schema rimane molto simile, le uniche variazioni sono il nome “Warriors”, che diventa blu contornato d’arancione, stesso colore che caratterizza anche i nuovi bordi laterali. Dal 2010 fino ad oggi il ritorno alla tradizione, con il Golden Gate Bridge in giallo a campeggiare nel logo centrale e circolare della divisa, al cui interno viene posizionato anche il numero del giocatore, sempre in giallo; la scritta blu “Golden State Warriors” segue il perimetro dello stemma, tracciando una novità assoluta nella storia delle divise NBA, ovvero il nome completo della franchigia rappresentato sulla maglia.
Una maglia per il capodanno cinese - Nel 2015 Golden State ha giocato 4 gare con una divisa speciale, disegnata apposta per il mercato orientale in occasione del capodanno cinese. Primo particolare, le maniche; secondo, il logo circolare, al cui interno vengono rappresentati il Golden Gate Bridge in giallo e la scritta rossa “Warriors” in ideogrammi cinesi; il numero, in giallo, viene invece posizionato in alto a sinistra. Ma le vere chicche sono altre: sulla manica destra e sul frontalino dei pantaloncini, il disegno dell’animale che appare nel calendario cinese, in questo caso la capra, e una specie di trama giallo-rossa sui bordi laterali della divisa. Alla presentazione erano presenti due giocatori dei Warriors: Harrison Barnes e Draymond Green.
Antonio Frau (con la collaborazione di Fabrizio Roscitano)
Commenti
Posta un commento