Il "Drago Tonante'' si sveglia e riscopre il calcio: dall'Himalaya le nuove divise del Bhutan
Thimphu, Regno del Bhutan - Dalle suggestive ed “incantate’’
vette himalayane, che da sempre ispirano leggende che si fondono con il mito, arriva l'emozionante storia della nazionale di
calcio del Bhutan: piccolo regno asiatico di poco più di 700 mila abitanti, che
col pallone ha sempre “avuto poco a che vedere’’, complici l'impervia posizione geografica e le ardue condizioni
climatiche, unite al prevalente interesse
rivolto allo sport tradizionale del paese: il tiro con l'arco; la
rappresentativa calcistica del paese del "Drago Tonante”, sin dalla sue
prime apparizioni negli anni '80 in partite internazionali, si è sempre
attestata come la peggiore al mondo, dato confermato anche dal ranking FIFA.
"L'ALTRA FINALE" - Il
Bhutan, per gli amanti delle storie incredibili (quelle che solo il calcio, sa
raccontare), non è un interesse recente; il piccolo stato “tonante’’, infatti, aveva già fatto parlare di sé nel
calcio. Correva l’anno 2003, quando da
un’eccentrica infatuazione del regista olandese Johan Kramer, per "l'extrange
football’’, (calcio di frontiera), nacque la straordinaria idea di "The Other Final" ("L'altra finale"): un documentario
diretto dallo stesso regista che racconta la partita di calcio fra il Bhutan (che per l'occasione vestiva la thailandese FTB) e
Montserrat (Admiral); promossa così, quasi per scommessa da Christian Michealls, avvocato
monagasco, (poi fondatore, nello stesso
anno, del NF-Board, il board che racchiudeva le nazionali non riconosciute
dalla Fifa, tra cui la Padania). La partita in questione si tenne il 30 giugno 2002 allo Stadio Changlimithang di Thimphu.
L’intuizione nasce dopo la mancata qualificazione della
nazionale olandese ai Mondiali di calcio del 2002. Kramer decide di "rielaborare"
la sconfitta della propria nazionale organizzando un match di calcio fra le due
nazionali che occupavano allora gli ultimi due posti del ranking FIFA. Le due Nazionali in questione non potrebbero essere più diverse fra
loro: uno era per l’appunto il “nostro’ ’Bhutan. L'iniziativa
venne accolta con enorme entusiasmo in entrambi i Paesi, mentre la notizia fa
il giro del mondo.
"L'altra finale" venne giocata lo
stesso giorno della finale dei Mondiali (30 giugno 2002) fra Brasile e
Germania, di fronte a circa 25.000 spettatori. In tribuna d'onore, siedono
anche il Principe del Bhutan Dasho Jigyel Ugyen Wangchuk e l'intero Governo del
Paese himalayano. Dopo quello sprazzo di notorietà, il “Dragone’’ sembrava,
dover essersi riassopito per sempre tra le pagine della leggenda. Ad oggi, infatti il Bhutan latita ancora nel calcio,
relegato, come allora, alla “meritoria’’
209a ed ultima posizione della speciale classifica dalla quale non è mai
riuscita a schiodarsi; figurarsi che, persino
nazionali come il già citato Monserrat, Anguilla o le Isole Cook, hanno
ottenuto risultati migliori, tanto per citarne due.
Ma la storia, ora, parrebbe destinata a cambiare: la settimana scorsa infatti i "più scarsi" hanno finalmente avuto la loro rivincita nello spareggio riservato alle dodici peggiori nazioni asiatiche, le cui sei vincenti hanno potuto proseguire la fase di qualificazione al mondiale russo del 2018. Tra queste sei vi è appunto il Bhutan, che a sorpresa è riuscita a prevalere sullo Sri Lanka vincendo sia la partita d'andata, in trasferta per 0-1, sia quella di ritorno per 2-0 nel pittoresco stadio nazionale, gremito per l’occasione. Un enorme, storico, passo in avanti per questa squadra composta prevalentemente da dilettanti, che dal mese prossimo, con la pubblicazione del ranking FIFA aggiornato, per la prima volta in assoluto, potrà finalmente “vantarsi’’ di non essere più l'ultima della classe.
Soffermiamoci ora, da par nostra, sulle particolari maglie
2015/16 studiate e realizzate da un altro brand thailandese: Ego Sport che, alla prima esperienza a simili livelli, potremmo ben dire essersi dimostrata proprio "all’altezza’’, regalando ai bhutanesi due perle di design veramente preziose, dal forte impatto emotivo, cariche di simbolismi e capaci di evocare tutto il fascino che ammantano quelle vette.
(Nuovo logo della Federazione Calcio Buthanese adottato nel 2013) |
HOME - La
prima divisa, decisamente iconica, riprende fedelmente la disposizione dei
colori della bandiera nazionale: l'arancione, (a rappresentare la religione
buddista) ed il giallo, presente nel collo a Y, che simbolizza l'autorità
monarchica che regna sul paese. Sul
fianco destro campeggia maestosa una grande stampa impressa, riprodotta con la tecnica del 'pennello chinato', a sua volta realizzata in "sublimatico aerografico'', (forte allusione alle antichissime tecniche baimiao,
vero patrimonio che si tramanda da sempre nella cultura tibetana), raffigurante
il tradizionale drago (figura mitologica di origine tibetana poi ampiamente
diffusasi nella cultura bhutanese e anch'essa presente nella bandiera). Secondo la credenza popolare tibetana, infatti,
durante la costruzione di un importante monastero buddista nel 1200, si scatenò
una violenta tempesta. Il tuono, interpretato come un presagio benevolo, fu
associato al ruggito di un drago. Da qui il soprannome "Drago
Tonante" attribuito al paese.
Il dragone è di colore
nero e rampa dal pannello inferiore sinistro, sbucando dal fianco fino a planare, idealmente, sul cuore, quasi come sprone al coraggio (anche se poi, nella divisa vista nella sfida di ritorno contro lo Sri Lanka lo si vedeva riproposto in giallo come il collo). Sul petto trovano posto il front number centrato sotto l'asta del colletto; a destra applicato in stampa transfer campeggia il logo dello sponsor tecnico, mentre all'altezza del pettorale sinistro fa bella mostra di sé l'elegante stemma federale, quest'ultimo in stampa decorata resinata. Interessanti anche il font
scelto per nome e numeri, di colore bianco. Calzoncini tinta unita, con loghi posizionati a specchio rispetto alla maglia; unica concessione gli inserti bianchi ad ala su calzettoni "total orange" fluo.
Dalla foto sottostante, oltretutto, riusciamo ad estrapolare anche lo stile della muta da portiere che, per la soluzione Home, presenta un completo progettato ad hoc per l'estremo difensore: maglia antracite metallizzata, che ne ripropone lo stesso schema stilistico, con imbottiture, lombari, e paragomiti. Gli shorts neri a tre quarti, molto eleganti, fanno 'pandant' con le calze "gamba-piede" (long slave), con inserti ad ala, tinti in bianco.
Il dragone della casacca in giallo per la sfida contro lo Sri Lanka |
AWAY - La seconda muta invece, pur richiamando lo stesso modello, è un "total body'' bianco, con collo e stampa del drago arancioni e nome e numeri
neri. Pantaloncini e calzettoni bianchi, con spessi inserti ad ala scafo tibiale, con logatura Ego Sport embassada a ricamo, a chiudere un completo di per sé, pulito, ma elegantissimo e dal sicuro impatto visivo.
Dal video della gara d'andata (sopra riportato): abbiamo, inoltre, l'esatta visione del kit da portiere che il brand thailandese ha sapientemente abbinato per l'away.
Template profilato come per i giocatori di movimento, ma con un'intrigante colorazione giallo canarino (ocra), con profili laterali sottomanica traforati, in bianco, che fa da contraltare al "Dragone'' in nero. il kit si compone, per finire, degli stessi complementi inferiori adottati per la collezione casalinga,
Nel complesso, veramente 2 ottime e gradevoli proposte dell'azienda "elenfantea'', che premia una ricerca molto curata, per un risultato tutt'altro che sgradevole all'occhio. Certamente un bel passo di "benvenuto'' per questa terza azienda thailandese, dopo la già nominata FTB e Grand Sport (consolidate e note realtà del panorama asiatico) ad affacciarsi nel calcio internazionale.
Una curiosità, per chiudere: la nazionale bhutanese, nonostante i recenti segni
di progresso, presenta ancora dei limiti alquanto evidenti in fatto di
attrezzature tecnico sportive dovute alla scarsa attrattiva esercitata fino ad ora dal calcio.
Come testimoniano le foto qui sotto infatti, vi è parecchia confusione sugli
standards di fornitura dell'abbigliamento "outdress"; oltre alla divisa da gioco,
Ego Sport, di cui abbiamo appena parlato, per gli allenamenti la squadra
utilizza capi della Penalty, il marchio brasiliano, precedente supplier degli himalaiani fino al 2012 e persino
tute Adidas.
Fatto ancor più singolare, aggiungerei - e aggiungerei comico- risalta nei giacconi, anch'essi Adidas, che, se osservati attentamente, rivelano il logo della
JFA, la federcalcio giapponese (con la quale, va precisato, la federazione ha da tempo stretto rapporti di cooperazione e sviluppo del calcio locale). Beh, speriamo almeno che dopo questi
incoraggianti risultati Ego Sport, che n’è stata il “talismano’’ portafortuna,
completi l’opera, e faccia sentire più nobile la nazionale del regno più alto
del mondo, accompagnando questa cenerentola a nuovi “grandi ricevimenti’’!
Andrea Ferro (con la collaborazione di Alessio Pasquinelli)
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